I mille significati di questa Marcia della Pace

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Le parole di Papa Francesco, lette dal Vescovo di Assisi, Sorrentino, dalle logge della piazza della Basilica, accompagnano i circa 30mila pellegrini di pace nell’ultimo sforzo dei 24 chilometri che dividono i giardini del frontone di dalla Rocca Maggiore di Assisi.

Tornata dopo un anno di assenza per pandemia, la Marcia della Pace forse mai come quest’anno assume mille significati, arrivando in un periodo dove la pace manca sia nei rapporti fra le nazioni che fra i cittadini.

Simbolico che l’evento arrivi dopo l’irruzione squadrista nella sede della Cgil, con una parte del mondo in guerra e con l’altra metà in cui le tensioni si vivono all’interno della società, fra ricchi e poveri, fra cittadini e politici, fra mondo della scienza e quello dell’antiscienza.

Chissà se Capitini, quando la ideò, pensava ci potessero essere tante sfaccettature del concetto di guerra e, di converso, di quello di pace.

Di certo avrebbe gioito di fronte alla massiccia partecipazione che anche quest’anno ha colorato di striscioni, musica e danze il percorso di questo pezzo d’Umbria, che ancora una volta diventa centro dell’Italia non solo solo dal punto di vista geografico.

Ognuno ha la sua, a dimostrazione che, così come la bandiera arcobaleno ha tanti colori,  anche i significati dietro il concetto di Pace sono tanti e variegati.

Impossibile sintetizzarli tutti: ci sono i messaggi istituzionali – da Mattarella a Sassoli, da Tesei a Romizi – c’è Mimmo Lucano, che istituzione era e si ritrova condannato a 13 anni di carcere, ma continua a professare la sua innocenza, c’è il presidente di ‘Libera’ don Luigi Ciotti che chiede meno ipocrisia e più concretezza nelle manifestazioni di pace,

C’è anche Zakia Seddiki, moglie dell’ambasciatore Luca Attanasio, scomparso lo scorso febbraio in un agguato in Congo, che chiede di non interrompere la violenza con altra violenza.

E non poteva mancare Cecilia Strada, orfana di papà Gino, fondatore di Emergency, su cui anche dopo la morte ci si divide, come a Foligno, dove una intitolazione ha creato mille polemiche.

Infine c’è Patrik Zaki, lo studente ancora in carcere in Egitto, ma il cui volto vola alto sugli aquiloni che sorvolano il corteo.