Bancarotte pilotate per acquisire attività, cinque arresti

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Hanno accumulato 50 milioni di euro di debiti, sia verso fornitori e dipendenti che verso l’Erario otto indagati che per la procura di perugia svuotavano società di tutti gli asset ancora in grado di produrre economie e poi le portavano al fallimento, lasciando sul campo milioni e milioni di debiti, che le autorità hanno stimato in circa. Per questo la stessa Procura ha chiesto e ottenuto otto misure cautelari nell’ambito di un’inchiesta in cui sono stati ipotizzati i reati di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, impiego di beni e denaro di provenienza illecita e omesso versamento dell’Iva. Il fascicolo è stato comunque trasferito alla Procura di Trento, territorio in cui è stata accertata la più datata delle bancherotte, ma è stato il gip di Perugia a emettere l’ordinanza a carico degli otto indagati.

due persone sono finite in carcere perché considerate al vertice del presunto gruppo criminale: si tratta di un consulente finanziario di origine calabrese ma da anni residente a Perugia e di un ex commercialista romano che viene chiamato “l’imperatore”, come emerge dalle intercettazioni telefoniche. Arresti domiciliari, invece, per altri tre indagati che operavano soprattutto su Roma e che avevano incarichi anche formali nelle società destinate al saccheggio e al dissesto. Infine, per gli altri tre coinvolti nell’inchiesta, considerati dei prestanome, è scattata una misura più lieve, ovvero l’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria.

Il meccanismo, secondo gli inquirenti, era quello delle bancarotte pilotate, che veniva avviato con l’acquisto sul mercato di società  che erano attive in vari settori, venivano intestate a prestanome, dopodiché si procedeva al saccheggio, con gli asset ancora capaci di produrre economie che venivano trasferiti ad altre società, considerate dalla Procura di Perugia riconducibili alla presunta associazione per delinquere.