Ristorazione, Confcommercio: "Clima di sfiducia"
E’ un questionario somministrato in questi giorni da Confcommercio ai ristoratori a dare la fotografia della situazione del comparto nel post Covid. L’associazione di categoria parla di una situazione pesantissima, in continua evoluzione.
“Quello che colpisce – commenta Romano Cardinali, presidente di Fipe Confcommercio Umbria, l’associazione più rappresentativa del settore – è che per oltre l’80% dei colleghi la preoccupazione è quella di un futuro ancora molto incerto, specie nelle zone dell’Umbria a maggiore vocazione turistica. Molte imprese non hanno ancora visto la liquidità promessa. Spese e bollette continuano ad arrivare nonostante il crollo delle presenze nei locali: mentre continuano a pesare la burocrazia e le spese di gestione, l’incertezza per il futuro non consente di programmare come sarebbe necessario”.
Il 91% dei ristoratori umbri che hanno risposto al questionario di Confcommercio hanno già riaperto la loro attività. La maggior parte di essi (il 59%) aveva meno di 80 coperti prima del lookdown. Il 69,6% ha ripreso l’attività con personale ridotto. Il 19,6% ha riaperto potendo contare solo sul lavoro dei propri familiari. Una piccola percentuale di ristoratori, appena l’8,9% ha ripreso l’attività con tutto il personale. I ristoratori umbri hanno risposto al questionario di Confcommercio dichiarando una riduzione dei giorni di apertura concentrati soprattutto nel fine settimana (il 23,2%), ma anche una riduzione degli orari (17,9%), che ora si concentrano in gran parte nella fascia serale, e un cambiamento nei menu proposti (39,3%), che dipende anche dalla minore disponibilità della forza lavoro impiegata: meno personale, meno piatti nel menu.
Solo per il 19,6% dei ristoratori i clienti si sono adattati tranquillamente alla nuova situazione.