Stupro gruppo piscina, in manette un 25enne di Norcia
Il test del dna è stato fondamentale per arrivare ad una svolta nelle indagini sullo stupro di gruppo del luglio scorso a Ponte san giovanni. Vittima una ragazza di 19 ani di fabriano in Umbria con un’amica per trascorrere una serata in una sagra paesana, aveva sporto denuncia. in carcere un 25enne, originario di Norcia, con l’accusa di strupro. La perizia genetica è stata effettuata sui componenti del gruppo che quella notte avrebbero partecipato alla violenza all’interno dell’impianto sportivo di Ponte San Giovanni. Indagato con il fratello per un altro crimine, è stato invitato negli uffici investigativi dove ha bevuto e fumato una sigaretta e così è stato estratto il suo profilo genetico poi risultato perfettamente corrispondente con quello isolato sulle tracce biologiche presenti sul corpo della ragazza, che il giorno seguente la violenza – assistita dall’avvocato Ruggero Benvenuto di Ancona – ha trovato il coraggio di denunciare. Con la 19enne anche un’amica, anche lei molestata. il 25enne ora è accusato di aver violentato la giovane approfittando del suo stato di semicoscienza ed entro le prossime 48 ore potrà fornire la sua versione dei fatti, assistito dall’avvocato Andrea Ulivucci, nell’interrogatorio di garanzia. Ad emettere l’ordinanza di misura cautelare è stata la gip Elisabetta Massini. le due ragazze, arrivate a Perugia con il treno, quella sera avrebbero conosciuto un gruppo di ragazzi che si offrono di riaccompagnarle, poi, in stazione dopo una passeggiata al parco delle piscine. Fondamentali per le indagini sono state le telecamere di videosorveglianza che hanno ripreso quattro ragazzi che scendono da un’auto, uno di loro sorregge con le braccia la vittima e poco più avanti si vede l’amica che invece cammina da sola. Le telecamere interne sono state manomesse da ignoti qualche ora prima. nelle chat di whatsapp dei telefoni sequestrati, le telefonate con richiesta di aiuto che quella notte arrivano al 112 e le tracce biologiche sul corpo e sugli indumenti della ragazza.
Entrambe le giovani hanno indicato nomi e numeri di telefono, profili Instagram e Facebook per rintracciare il branco ma il 25enne finito in carcere non era tra quelli. A inchiodarlo sono state le indagini successive e un prelievo del Dna che gli inquirenti hanno organizzato sulla base dei loro sospetti.