La resilienza della Basilica. Viaggio nel cuore di S.Benedetto
La resilienza della Basilica del Patrono d’Europa. La percezione è forte e netta quando si entra nel cuore di San Benedetto, a Norcia, devastato dal terremoto del 2016. Attualmente gli operai e le ruspe sono al lavoro per rimuovere le macerie, perché occorre pulire il sito, in modo far trovare a chi arriverà a ricostruire (si sta attendendo l’assegnazione del Bando scaduto un mese fa) il cantiere libero. Resilienza della quale si ha una vera percezione. La storia delle campane ne è una dimostrazione. Ne sono state ritrovate cinque, di complessive sei, che crollarono con il campanile nel 2016. Quattro sono intatte, distrutta la quinta. La sesta attualmente rimane sotto sei metri di sassi, le macerie del campanile che hanno invaso la cripta, ma le ruspe stanno lavorando ogni giorno per farla riemergere. “Le cinque campane – ci ha spiegato l’Ingegnere Lacava della Soprintendenza – hanno resistito al sisma, poi al crollo e ora al tempo. Stiamo cercando l’ultima nella stessa area dove abbiamo trovato le altre. Nel giro di un mese dovremmo liberare la chiesa dalle macerie, almeno la parte superiore, perché la cripta sarà protagonista di un secondo intervento”.
Resilienza dunque, al sisma, al crollo e al tempo. Le opere d’arte vengono studiate come i geologi le rocce o gli arboricoltori gli alberi. Gli esperti stanno approcciando così con la Basilica di San Benedetto dove, nei secoli, si sono stratificate opere su opere, manufatti su manufatti ed affreschi su affreschi. La prova: il ritrovamento di una Vergine con il bambino di epoca post medievale, che sarà oggetto di studio. E la sorpresa è magia: “Si tratta di una delle stratificazioni più antiche riemerse dagli scavi – spiega Stefania Argenti, dell’Istituto Superiore di Restauro – è risalente al quindicesimo secolo ed accanto a questa ci sono altri affreschi frutto di più interventi. Tutto questo sarà oggetto di uno studio approfondito. Potrebbe trattarsi di una scuola locale”