Capanne, protesta per un trasferimento, dà fuoco alla cella e muore

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Era stato spostato dal Reparto penale a quello circondariale, nella “Terza Sezione” del carcere di Capanne, da tempo al centro delle critiche dei sindacati, che ne denunciano la fatiscenza.

Così, per protesta, un detenuto tunisino di 54 anni, Sami Bettibi, ha dato fuoco a tutto quel che aveva in cella, rimanendo ucciso nell’incendio, probabilmente per asfissia.

Sarebbe uscito nel 2026.

A raccontarlo, in una nota, il Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria.

Il servizio nel Tg

Sono stati gli stessi agenti a soccorrerlo e portarlo in ospedale, nell’estremo tentativo di salvargli la vita.

Purtroppo inutilmente.

Poche ore prima sempre il Sappe aveva dato notizia di un incontro con il direttore generale Beni e Servizi dell’amministrazione penitenziaria, Antonio Bianco, durante il quale erano state illustrate quelle che vengono definite “gravi criticità strutturali” del reparto circondariale del carcere di Perugia. Criticità che alla luce della tragedia consumatasi nella mattinata di mercoledì, ora diventano se possibile ancora più urgenti.

Il sindacato denunciava infiltrazioni di acqua piovana, scarsa igiene, addirittura residui di escrementi umani, lanciati dai detenuti nel tentativo di colpire il personale.

Ulteriore criticità riguarda i cancelli automatici, che risultano non funzionanti da diverso tempo. Questo non solo complica il regolare svolgimento delle attività quotidiane, ma rappresenta anche un potenziale rischio per la sicurezza dell’intera struttura, considerando la necessità di una tempestiva gestione degli accessi e della movimentazione interna.

Che si tratti di una vittima del sistema carcerario o di una tragica fatalità saranno i magistrati a deciderlo; resta la notizia dell’ennesima vittima, un uomo di 56 anni, magrebino, di cui al momento non sono state rese note le generalità.

La salma è a disposizione dell’autorità giudiziaria.

LA NOTA DELLA REGIONE UMBRIA

Di fronte alla tragedia che si è consumata nel carcere di Capanne la presidente della Regione Stefania Proietti insieme alla Giunta esprime grande dolore per la morte del detenuto dopo un incendio all’interno della propria cella.

Tale evento drammatico è avvenuto in seguito a momenti di tensione che di frequente si verificano negli istituti penitenziari della regione gravati da persistenti problemi come il super affollamento e la mancanza di personale nelle 4 case circondariali.

La presidente della Regione, appena insediata, ha preso a cuore la questione carceraria, andando a visitare la struttura di Terni, e mettendo in calendario le visite alle altre carceri, in stretto contatto con il Garante dei detenuti avvocato Giuseppe Caforio. Ma la presidente della Regione ha fatto anche altri passi concreti, si è rivolta il 10 gennaio scorso ai massimi livelli governativi come il presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, a cui ha sottoposto anche il tema dell’emergenza sanitaria nelle carceri proponendo l’istituzione di un fondo nazionale per la sanità carceraria. Tale fondo permetterebbe una redistribuzione più equa dei costi tra le diverse regioni anche in base alla popolazione ristretta nelle carceri ma soprattutto la reale possibilità di erogare tutte le cure e i servizi necessari, anche dal punto di vista sociale, al miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti e quindi anche dei lavoratori che se ne prendono cura.

Proprio pochi giorni fa la presidente Proietti ha inviato una lettera al ministro della Giustizia Carlo Nordio, e mandata per presa d’atto anche al procuratore generale della Corte di Appello di Perugia Sergio Sottani, anch’egli assolutamente preoccupato per la situazione.

Nella lettera la presidente Proietti ha denunciato “la gravissima situazione in cui versano, in queste ore, le carceri umbre a causa dello spropositato sovrappopolamento che mai come in questo momento, ha superato ogni limite di capacità di gestione e organizzativa.

Mi viene rappresentato, anche dal Garante Regionale, che il carcere di Terni, già di per sé come noto complesso, avendo una sezione del 41 bis e anche ben quattro sezioni di alta sicurezza, ha raggiunto la presenza di circa 600 detenuti a fronte di una disponibilità di 422. Anche il carcere di Perugia ha una popolazione superiore di circa il 40% rispetto alle previsioni massime previste. Per non parlare del super carcere di Spoleto che è in una fase di gravissima criticità con episodi di violenza fra detenuti stessi e fra detenuti e rappresentanti della polizia penitenziaria che si susseguono quasi quotidianamente.

Peraltro l’Umbria con le sue quattro carceri, perché vi è anche Orvieto che non è certo in situazioni migliori, ha circa i due terzi dei detenuti che provengono da altre regioni per reati commessi altrove”.

“Questo di per sé non sarebbe rilevante – ha scritto ancora la Presidente – se questa attività ricettiva non si caratterizzasse sotto il profilo quantitativo, per avere un numero di detenuti molto superiore alla capacità ricettiva e sotto il profilo qualitativo, molti detenuti che giungono d’altrove e in particolare dalla Toscana, hanno gravi problemi di natura psichiatrica e quindi di difficilissima gestione. A ciò ovviamente si aggiunge la cronica carenza di addetti della polizia penitenziaria che aggrava il contesto.

Vi è il forte timore che permanendo questa situazione si possano verificare episodi di particolare gravità che possono investire sia i detenuti stessi che il personale militare e civile addetto alla gestione delle carceri, con fatti violenti che possono ben andare oltre a ciò che già quotidianamente accade”.

Nell’ambito dell’incontro la presidente della Regione aveva rappresentato al Presidente del Consiglio anche la gravità dei tanti casi psichiatrici all’interno delle nostre carceri (la maggior parte dei quali provenienti da altre regioni) che determinano necessità di ulteriori spese sanitarie che gravano esclusivamente sul sistema sanitario regionale umbro.

“Nella mia funzione di rappresentante della Regione Umbria – ha concluso la lettera la presidente – chiedo un deciso e immediato intervento volto a ridurre l’attuale stato di sovraffollamento dei detenuti e al contempo un deciso rafforzamento del personale, a cominciare dalla polizia penitenziaria. Le chiedo altresì con ogni urgenza di formalizzare il Provveditorato Umbria in luogo del precedente Provveditorato Umbria-Toscana, situazione all’origine di molte criticità e dell’attuale sovraffollamento”.

In accordo con la sindaca di Perugia Vittoria Ferdinandi la Presidente della Regione sta valutando l’istituzione di un tavolo sull’emergenza penitenziaria a Capanne e in tutte le carceri umbre.