Congiura al Castello, successo per la nuova formula
Proprio qui, alla Magione di Pian di Carpine, come prima si chiamava questa località fra Perugia e il Trasimeno, si tenne la riunione dei congiurati contro Cesare Borgia, noto come il “duca Valentino”, che si era messo in testa di conquistare anche Bologna.
Si riunirono allora Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, Paolo Orsini, suo cugino Francesco, Giampaolo Baglioni (signore di Perugia) e Antonio Giordano, ministro di Pandolfo Petrucci, che rappresentava Siena.
Decisero di cercare l’appoggio dei fiorentini e dei veneziani contro Borgia e a difesa dei Bentivoglio di Bologna.
Partendo dalle vicende storiche e aggiungendoci un po’ di fiction, la compagnia teatrale magionese ripropone al pubblico quell’evento in uno spettacolo itinerante che coinvolge una cinquantina fra attori e collaboratori di scena.
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Dopo l’introduzione di Giovanni Riganelli gli spettatori vengono portati fisicamente nel castello per rivivere, nelle varie stanze, i momenti della congiura e anche l’epilogo.
Per la cronaca, Cesare Borgia riuscì a vendicarsi dividendo i congiurati e – forte del sostegno del re francese – ebbe la meglio su di loro.
I due fratelli Orsini, Vitellozzo e Oliverotto furono invitati a Senigallia per un incontro chiarificatore che in realtà si rivelò un’imboscata.
I primi due furono imprigionati e morirono a Castel della Pieve; gli altri furono strangolati sul posto, schiena contro schiena.
Ultima scena anche il tragico epilogo di una storia d’amore, in cui il giovane innamorato con vena poetica, manco a dirlo, viene giustiziato su pubblica piazza a seguito di un inganno.