Hacker in Provincia, la richiesta di riscatto: un milione di dollari
Si chiama ransomware il virus che ha colpito la Provincia di Perugia… e fra i malware è uno dei più aggressivi.
Non solo rende indisponibili i dati, ma chiede un riscatto. Ransom, appunto.
Una circostanza su cui ovviamente c’è massimo riserbo negli ambienti della provincia e anche fra gli inquirenti.
Ma la richiesta c’è e si aggira intorno al milione di dollari: nel file txt lasciato dai pirati del web, che ha tutta l’aria di essere un modello usato per tutti gli attacchi, non ci sono indicazioni precise sulla modalità di pagamento, che in genere avviene in bitcoin, ma viene spiegato che in caso di non adesione a tale richiesta l’ente potrebbe essere nuovamente oggetto di attacchi.
Una vera e propria minaccia.
In caso di mancato pagamento del riscatto, si legge, i dati saranno pubblicati sui siti di darknet: una eventualità che per le grosse aziende è un grosso rischio (alcuni progetti potrebbero essere acquistati dalla concorrenza) ma per le istituzioni è relativo.
C’è anche un pizzico di ironia: è scritto che le vittime degli attacchi possono prenderli come un modo per imparare a proteggersi meglio.
Intanto, la polizia postale – che ha ricevuto la denuncia dell’ente di piazza Italia – è al lavoro per ricostruire, a ritroso, il percorso del virus: al momento, stando a quanto trapela, sarebbe stato individuato il computer da cui si sono introdotti i criminali informatici: è uno di quelli che, per prassi, veniva lasciato acceso di notte, per fare in modo che i tecnici provinciali potessero lanciare gli aggiornamenti dei vari programmi.
La paura è che non solo i dati personali ma anche altri dati importanti come progetti per strade e scuole possano essere stati resi inutilizzabili: criptati o addirittura sottratti.
E se da un lato l’opposizione attacca l’amministrazione, lamentando una scarsa trasparenza nei primi giorni dell’attacco – con rassicurazioni fornite troppo frettolosamente nella conferenza dei capigruppo – la giunta ha diramato un comunicato puntualizzando che sono in corso indagini e al momento “non esiste alcuna conferma ed evidenza sulla sottrazione di dati”.
Viene inoltre ricordato come nel giro di due giorni sono stati ripristinati tutti i servizi. E nella mattinata di lunedì quasi tutte le postazioni erano operative che ancora la scorsa settimana – come verificato da Umbria Tv – in diversi casi erano inutilizzabili, tanto che dipendenti e dirigenti, sia a via Palermo, sia nella sede di piazza Italia, avevano il pc spento.
I tecnici intanto stanno lavorando sul recupero del materiale in possesso dell’Ente e solo a conclusione dell’indagine sarà possibile quantificare i danni e capire se sia attivabile la copertura assicurativa.
Non è escluso che di questo tema si parlerà anche nel corso del consiglio provinciale di martedì mattina.