Italiano morto in Giappone, autorità chiedono un’inchiesta
Gianluca Stafisso, fotografo e designer perugino di 56 anni, in Giappone dal 2005 (prima viveva a Castelnuovo d’Assisi) è morto la settimana scorsa in un centro di immigrazione di Shinagawa, dove si trovava dal 25 ottobre, dopo aver passato gli ultimi due anni da homeless, a Tokyo.
Stando alle ricostruzioni si sarebbe tolto la vita.
Stafisso tecnicamente era un clandestino, dopo che la separazione dalla moglie giapponese (sposata nel 2008) gli aveva tolto tutti i diritti per restare in Giappone. Aveva fatto anche un appello-video che però non è valso a nulla.
Ma a far muovere le autorità italiane in Giappone sono le modalità della morte: la ricostruzione sostiene che si sia tolto la vita utilizzando il cavo della tv. Solo che in Giappone il voltaggio elettrico è 100 volt. Quindi, per ottenere una scarica mortale, il fotografo perugino avrebbe utilizzato un fazzolettino bagnato per aumentare il corto circuito e una monetina che facesse da catalizzatore. Per tutto ciò c’è il sospetto che possa essere rimasto parecchio una situazione in cui poteva essere salvato. Lo riporta il Messaggero.
Stando a quanto trapela, è stata disposta l’autopsia, bloccando la cremazione del corpo.