Norcia, 8 anni dopo. Il Comitato: “C’è ancora tanto da fare”
Nessuno dimentica quel boato che alle 3.36 del 24 agosto 2016 squarciò il silenzio dell’Appennino centrale. Una scossa di terremoto di magnitudo 6.0, che in Valnerina causò crolli e danni, mentre sul versante marchigiano e laziale seminò anche morte.
Morte che in Umbria sarebbe arrivata poi con le successive scosse, in particolare quella del 30 ottobre.
E ogni anniversario è l’occasione per fare il punto sulla ricostruzione.
Se in Umbria, nell’ultimo biennio, si è registrato un salto del 30 per cento sulla ricostruzione privata, supera ancora abbondantemente quota 1.500 il numero dei nuclei familiari che attendono ancora di rientrare nella propria casa.
A fine 2023 erano addirittura 2.266: 1409 beneficiari dell’autonoma sistemazione in ben 44 Comuni, anche fuori dal cratere, e 857 nelle Sae.
Per questo motivo il Comitato Rinascita è tornato a far sentire la propria voce, sottolineando come le frazioni piu danneggiate sono ancora un cumulo di macerie.
In molti casi i costi non sono sostenibili, per questo si chiede di poter accedere con percorsi sicuri alle agevolazioni del Bonus 110, strumento definito “indispensabile” per completare la ricostruzione.
Poi c’è la questione della ricostruzione pubblica, ancora indietro: secondo il Comitato “va rivista la modalità di intervento a sostegno delle zone terremotate”.
Nella lettera inviata, tra gli altri, anche al Capo dello Stato Sergio Mattarella e alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il Comitato mette in discussione anche alcune modalità di ricostruzione adottate in Umbria. Ad esempio sull’ospedale di Norcia, i cui lavori sono iniziati soltanto alcuni mesi fa. Sofferenze anche per le altre strutture del distretto sanitario, che hanno visto calare il numero dei medici; ma vengono denunciati anche ritardi nella realizzazione del Polo Scolastico, in assenza del quale si rischia un ulteriore spopolamento, della Casa di Riposo, della Casa Comunale e della caserma dei Carabinieri.