Uccise il figlio di due anni. Per la Corte: “Non c’è premeditazione”

La Corte d’appello di Perugia ha ridotto da 20 a 16 anni la condanna di Katalin Bradacs, la donna ungherese che il primo ottobre 2021 uccise a coltellate il figlio di due anni a Po’ Bandino, in provincia di Perugia.
Secondo i giudici, la donna era affetta da un grave disturbo di personalità che ne ha compromesso la capacità di intendere e volere, pur non escludendola del tutto. Per questo è stata riconosciuta l’attenuante della seminfermità mentale, che ha portato a escludere l’aggravante della premeditazione.
Bradacs, si legge nelle motivazioni della sentenza, ha agito in preda a idee ossessive e persecutorie legate alla paura di perdere il figlio, arrivando a considerare la sua morte come l’unica soluzione per impedirne l’affidamento al padre, da lei vissuto come un nemico.
Il piccolo fu ucciso con «una violenza inaudita», secondo la ricostruzione dei giudici di primo grado: numerose coltellate inflitte in rapida successione, alcune talmente forti da trapassare il corpo del bambino. L’arma, un coltello da bistecca, si spezzò durante l’aggressione.