Ast, le parti si coalizzano: presto un tavolo ministeriale

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Ci sono volute poche settimane per capire come l’Accordo di Programma per Ast, sventolato come un feticcio da Arvedi negli ultimi mesi, fosse solo un pretesto per chiamare Regione e Governo al tavolo delle trattative sul tema costi energetici.

Lo sottolinea l’assessore regionale De Rebotti con una nota molto dura, dopo che l’amministratore delegato di Arvedi, Dimintri Menecali, aveva chiarito la posizione dell’azienda: “Nessuno, e dunque neppure Arvedi AST, in buona fede può assumersi la responsabilità di firmare un accordo che non contenga la soluzione, contingente e strutturale, del costo dell’energia, poiché comprometterebbe la competitività, lo sviluppo, il rilancio dell’azienda ed il futuro dei posti di lavoro”.

Parole condivisibili per un industriale, ma che però creano sconcerto nel mondo della politica e dei sindacati, visto che finora era passata l’idea che l’accordo di programma camminasse solo parallelamente alle iniziative per contenere il costo dell’energia, su cui pure la Regione si sta impegnando, prospettando l’ingresso di Arvedi nella gestione dell’idroelettrico, a partire dal 2029.

Ma nel frattempo che si fa?

De Rebotti critica la giunta precedente, puntando il dito contro i rinvii della firma, nei mesi scorsi, giustificati con l’imminente scadenza elettorale, sottolineando che non si sono costruite soluzioni che ne permettessero la definizione.

Bandecchi se la prende con Arvedi, che fa la voce grossa, più di quanto la faccia lui, paventando il rischio di “gravi disordini sociali con ripercussioni nazionali”, se la situazione non dovesse sbloccarsi. E intanto compie il primo dei frequenti sopralluoghi annunciati in Ast.

In mezzo, mentre i vasi di acciaio si scontrano, ci sono i vasi di coccio: cioè i lavoratori e i cittadini.  

I primi hanno già annunciato 8 ore di sciopero per i primi di marzo, se non venisse rispettata la scadenza di fine febbraio.

I secondi, attraverso il comitato Prisciano – Terni Est, chiedono trasparenza, coerenza ed azioni concrete, ricordando che Terni + risultata essere tra le 25 città più inquinate d’Italia e che gli sforamenti di Pm10 continuano ad aumentare, nonostante le promesse dell’azienda e le minacce del Comune, su controlli più frequenti e più stringenti.

E mentre la Regione annuncia di aver convocato a Terni i parlamentari nazionali ed europei, chiedendo un tavolo ministeriale sul piano industriale del Gruppo Arvedi, la sensazione è che le soluzioni, semmai dovessero arrivare in tempi brevi, saranno prese a piani più alti.