"Noi dimenticati", la protesta delle città santuario
"Siamo stati dimenticati". Questo lo slogan scelto dagli imprenditori di cinque "città santuario" che per la prima volta sono scesi in piazza, in contemporanea, per rappresentare "il loro dramma e la loro enorme preoccupazione per il futuro". La sera del Venerdì Santo centinaia di commercianti, ma anche operatori turistici, di Assisi, Cascia, Loreto, Pompei e San Giovanni Rotondo si sono uniti in un una protesta "pacifica e nel rispetto delle regole, ma determinata", di chi "non si arrende a morire nell’indifferenza". Le due realtà umbre, casi diversi,ma che basavano la loro economia quasi interamente sull’arrivo di visitatori, sono unite dalle difficoltà dovute allo svuotamento quasi totale dei propri centri da ormai un anno. Assisi, è stato ricordato, vale da sola il 25% dell’economia regionale: gli imprenditori della città serafica sono scesi in piazza con cartelli e lumini accesi, per rappresentare lo stremo in cui si trovano dopo mesi senza pellegrini. Presenti anche le istituzioni: la presidente della Regione, Donatella Tesei, il sindaco Stefania Proietti e il vescovo Domenico Sorrentino. La governatrice, nel suo intervento, ha ricordato di aver fatto di tutto per stare al fianco dei commercianti nel resistere alla crisi.
Particolarmente delicato il caso di Cascia: che nonostante la presenza di due santuari rimasta fuori dai ristori a fondo perduto riservati alle imprese del turismo religioso perché ha meno di 10mila abitanti: un trattamento da parte del governo ritenuto "ingiusto".
L’appello delle piccole imprese delle 5 città santuario, al governo e ai parlamentari delle quattro regioni coinvolte, è di creare le condizioni perché gli aiuti arrivino davvero, in forma rapida e coerente con il danno subito in questo lunghissimo anno con incassi zero.