Intossicazione da funghi: già trenta casi all’ospedale perugino
"Di solito la sintomatologia più frequente – spiega – è di tipo gastroenterico acuto. Quelle che insorgono a breve distanza dall’ avere consumato i funghi (tre-sei ore ma anche già alla fine del pasto) di solito si risolvono in modo benigno per il paziente che lamenta per lo più dolori e disturbi addominali.
Esistono però anche sindromi a insorgenza tardiva che sono sempre gastroenteriti acute ma sottendono una condizione molto più grave, quella in cui la tossina assunta attraverso il fungo agisce a livello epatico e renale. E’ quindi possibili che queste portino il paziente a un’ insufficienza epatica che può portare anche alla necessità di un trapianto e potenzialmente
letale o a una insufficienza renale acuta che può comportare necessità di dialisi, anche in via definitiva. Quindi ci troviamo di fronte alla necessità di fare una diagnosi differenziale perché questo impatta sui trattamenti e sulla prognosi".
Per Groff "esiste anche sindromi intermedie". "Che non hanno la gravità di quelle a esordio tardivo – ha aggiunto – ma comportano comunque rischi per il paziente".
Per il direttore dell’ emergenza-urgenza dell’ ospedale di Perugia "è importante che chi è appassionato di funghi, alimento prelibato e assolutamente da non demonizzare, utilizzi tutte le precauzioni necessarie". "Anzitutto – ha proseguito – chiedere una valutazione dei funghi raccolti a micologi specialisti, evitare sempre di consumare funghi regalati da chi non è esperto del settore o non comprati da negozi ‘ controllati’ , evitare in tutti i modi di consumare quelli non ben cotti o male conservati e quindi non freschi".