Ancora dubbi sul protocollo sanitario nel calcio
Sullo sfondo di due campionati in via di definizione e di due coppe europee ancora da giocare, si addensano nubi fittissime sulla prossima stagione del calcio italiano.
Le intravede in lontananza il presidente della Figc, Gabriele Gravina, che, parlando a Gr Parlamanento, lancia l’allarme ripetendo concetti che avevamo già sentito fino ai primi di giugno, quando ancora non si capiva se e come il calcio sarebbe ripartito dopo il lockdown da coronavirus.
Per questa stagione, alla fine, ce l’ha fatta, con una soluzione "all’italiana", che prevedeva uno strappo ai rigidi protocolli imposti dal comitato scientifico e una tolleranza allargata sulle misure di distanziamento, con i paradossi che tutti noi abbiamo visto in tv: giocatori distanziati in panchina e in tribuna, poi abbracci ai primi gol.
Gravina pensa agli imminenti raduni in preparazione della prossima stagione e pensa ancora a quel protocollo che, così com’è, rende complicato e costoso allenarsi, per le squadre più ricche di serie A e serie B; pressoché impossibile per quelle più povere.
Un argomento su cui si era soffermato anche il presidente Repace, del comitato regionale umbro. E non è un caso che le date dei campionati regionali ancora non ci siano.
Immaginare di continuare ad applicare questo protocollo, facendo tamponi ogni 4 giorni, è impossibile, secondo Gravina. Una affermazione con cozza con i dati dei contagi, che sembrano cominciare a risalire, e con la possibile proroga dell’emergenza.
La proposta di Gravina è quella di allentare la frequenza dei tamponi una volta accertata la negativizzazione del gruppo. Ma su questo tema, ormai lo abbiamo imparato, dovrà esprimersi il Comitato tecnico scientifico.
Dovremo quindi abituarci ad un’altra stagione ricca di incognite, con soluzioni di emergenza in caso di stop forzato e riforme in corsa per snellire i campionati: una di queste, secondo il settimanale Panorama, prevede la divisione in due gironi, con playoff e playout